di Andrea Guglielmino
news.cinecitta.com – 24 Ottobre 2021
Dopo la Festa del Cinema, arriva su Rai Uno il docufilm La scelta di Maria, diretto da Francesco Micciché e prodotto da Gloria Giorgianni, in collaborazione con Rai Cinema, Fondazione Aquileia, Comune di Aquileia e Cinecittà con il patrocinio del Ministero della Difesa. L’iniziativa ha il supporto anche della Regione Friuli Venezia Giulia e di PromoTurismo FVG.
Il lungometraggio è ispirato alla storia di Maria Bergamas, conosciuta anche come ‘madre d’Italia’, in quanto madre del Milite Ignoto. La Bergamas fu selezionata come rappresentante per piangere la morte del figlio, caduto durante la Prima Guerra Mondiale, ma impossibile da identificare. Tra le bare senza nome giunte dal fronte, Maria ne scelse una, che simbolicamente divenne quella del figlio. Il corpo dell’anonimo soldato fu poi trasferito presso l’Altare della Patria a Roma, e quella bara è diventata quella del Milite Ignoto, di cui proprio quest’anno ricorre il Centenario. Il film va in onda il 4 Novembre in prima serata su Rai Uno, proprio in concomitanza con il centenario. Il progetto vede alternarsi filmati appartenenti all’Archivio dell’Istituto Luce, documenti ed altre testimonianze grafiche alla rievocazione in formato fiction.
E’ stato girato durante l’estate 2021 e le riprese si sono concluse ad agosto. La troupe ha lavorato tra il Friuli e la Capitale. A Roma si sono girati sia alcuni esterni che soprattutto gli interni, ricostruiti in studio. In Friuli i lavori si sono invece svolti particolarmente presso la città di Aquileia, che con la sua Fondazione ha partecipato alla produzione, e più in generale nell’area delimitata dall’Isonzo.
Affiancata da Cesare Bocci e Alessio Vassallo, Sonia Bergamasco – nota per aver interpretato Livia, la compagna di Montalbano – è Maria Bergamas, che sul ruolo ha dichiarato a ‘Il Corriere della Sera’: “Ho cercato di immaginare questa donna. Mi sono avvicinata a lei con immenso rispetto per la sua vicenda… Le chiesero di diventare la Madre d’Italia e lei accettò, incarnando quel ruolo con la più grande pietas possibile per una donna, anche se avrebbe preferito milioni di volte essere solo e soltanto la madre di suo figlio ancora vivo”.
“Le Celebrazioni per il Centenario del Milite ignoto – ha dichiarato invece il sindaco di Aquileia Emanuele Zorino – rappresentano un avvenimento fondamentale per la storia della nostra città. L’Amministrazione comunale sta lavorando dal 2019 su importanti progetti di recupero, restauro e valorizzazione nazionale di alcuni luoghi simbolo, quali il Cimitero degli Eroi e la già Stazione Ferroviaria con l’obiettivo di conferire la giusta dignità a questi monumenti, emblematici di un periodo di un gran valore storico per l’Italia intera. Tutte le iniziative e gli eventi collaterali di carattere storico e culturale, che abbiamo in calendario in questi giorni, testimoniano anche il lavoro virtuoso e sinergico di tutta la rete territoriale di Enti e associazioni che si è attivata in vista di queste celebrazioni”.
Curiosità, anche Vassallo ha recitato nella saga di Montalbano, e precisamente nel prequel sulle avventure del Commissario da giovane.
La diretta sarà disponibile sulla piattaforma Rai Play contemporaneamente alla messa in onda televisiva. Subito dopo il docufilm si potrà recuperare sempre su Rai Play alla pagina dedicata alla fiction in versione streaming on demand.
“Bergamasco è eccezionale, si consegna con grande generosità a questa prova che lascia davvero esterrefatti per la sua capacità, parliamo di una figura femminile che è archetipo della vita e deve elaborare con tante altre madri un lutto non elaborabili perché i resto del proprio figlio, del frutto del proprio corpo, non sono tangibili né raggiungibili – dice alla conferenza di presentazione il direttore di Rai 1 Stefano Coletta – veniamo dal percorso della pandemia che ha portato purtroppo molti meno fortunati proprio a non poter elaborare il lutto, a fermarsi a un lutto anonimo, contro natura, come il lutto di tante nostre nonne e tante nostre zie, ho il ricordo di persone che non hanno potuto piangere sul corpo del proprio figlio. Questo film è potente perché intreccia tanti metodi, documentario, fiction, repertorio, perfino tecniche conteporanee come l’animazione per raccontare questo viaggio potente da Aquileia a Roma di questo corpo in attesa di essere traslato. Questo è più che mai un lavoro da servizio pubblico, il mio compito come direttore è stato riportare pezzi di memoria alternandoli al presente. Così consegneremo a tanti giovani un pezzo della nostra storia. C’è anche della didattica, per percorrere un pezzo importante della storia del nostro paese”.
Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema, sottolinea che “è un’operazione di memoria che rinsalda la nostra coscienza collettiva. Come documentario acquisisce un punto di vista, quello di una madre, che evita didascalismi, toglie retorica e ci proietta direttamente negli stati d’animo e delle emozioni”.
Gloria Giorgianni, ad della produzione Anele, aggiunge “al di là della mia tenacia ho trovato partner che volevano raccontare questo pezzo di storia e identità italiana, non solo alle nuove generazioni ma anche a tutti noi, che ci siamo resi conto di non conoscere questa storia. L’esigenza è quella di raccontare qualcosa che molti non conoscono e provare a fare una cosa urgente nel nostro settore: riappropriarsi del racconto italiano. Un tema che mi è caro ed è moderno: troppo spesso appaltiamo ad altri i racconti del nostro paese, e magari li faranno bene e con maggiori risorse ma sempre con un punto di vista inevitabilmente diverso. Credo che questo possa essere un esperimento produttivo interessante che possa portare sinergie produttive in questo senso. Il film si chiude con un’immagine che inneggia alla vita. Non è un film chiuso nel dolore ma un film di rinascita”.
“Compito di un regista – dice Micchiché – è mettere gli attori nella condizione di dare il meglio. Questo film, preferisco definirlo così che documentario, nasce da un’immagine: quella del treno che veniva da Aquileia verso Roma facendo 20 soste. Ricordavo queste immagini di repertorio ma non la storia. Lo abbiamo pensato, scritto e realizzato in tempi record, siamo partiti a febbraio del 2021. Abbiamo iniziato a scrivere tra aprile e maggio. Abbiamo trovato i nostri personaggi tramite interviste, diari e atti parlamentari. Abbiamo tradotto e adattato le parti più retoriche. La tenacia di Gloria ci ha permesso di girare nei luoghi reali, la Basilica di Aquileia, dove abbiamo ricostruito tutto con dovizia di particolari, e poi il Carso, con il cimitero con 60mila morti non riconosciuti della Prima Guerra Mondiale, l’Isonzo. Gli attori vengono dal mondo di Montalbano ma è stato un caso. Con Vassallo avevo fatto Io sono libero e con Bocci Paolo Borsellino. Non conoscevo Sonia ma ci lavorerei sempre. Abbiamo ricostruito anche le interviste perché capivamo che questo creava emozione, seguendo ciò che i personaggi avevano realmente detto”.
“E’ stato un gran lavoro di squadra – commenta Bergamasco – e proprio lavorare nei luoghi reali è stato essenziale, ha arricchito il nostro lavoro grazie alla partecipazione empatica della gente de l posto. Hanno tutti partecipato al progetto, la partecipazione della gente in costume, non attori o attrici, era palpabile. C’era una memoria, un sentire comune che ha dato valore a quello che stavamo facendo. Mi sono accostata a Maria Bergamas, che casualmente ha un cognome simile al mio, con grande pudore. Ho lavorato sulla sua lingua. Non potevo immergermi nel suo cuore, sarebbe stato pornografico, sono invece passata attraverso il sentimento del materno, una memoria profonda che riguarda tutte noi donne, e questa è soprattutto una storia di donne. Non conoscevo questa storia e mi sono resa conto che la conoscono in pochissimi. Nella Regione Friuli Venezia Giulia la consapevolezza è più viva ma è importante raccontarla perché non è così nota. Ho voluto che le mie figlie venissero all’anteprima alla Festa del Cinema perché conoscessero questa storia, non sapevo che risultato avrei ottenuto ma sono rimaste colpite, e sono molto schiette”.
E’ stato proprio Cesare Bocci a proporre l’idea: “Ricordo una cena, un mio amico raccontava di suo nonno che faceva il macchinista dei treni e aveva partecipato al viaggio Aquileia-Roma. Si commuoveva per la reazione delle persone a ogni tappa. Se questo ha mosso in quel momento, in cui non c’erano le tv o i media così forti come oggi, queste persone che si sono ritrovate nei campi per salutare il milite, oltretutto in un’Italia in crisi, con una perdita di 650mila persone, allora doveva essere una storia importanti. Le morti sono state in tutta Italia ma la Prima Guerra, al contrario della Seconda, non ha attraversato tutta l’Italia, si è concentrata in certi luoghi. Io celebravo il milite ignoto da bambino, cantando e sventolando bandiere, ma non capivo molto. Grazie a Sonia ora arriva a tutti. La Bergamas era una donna semplice, del popolo, non voleva essere scelta, ma lo ha fatto con dignità. Andava tutto ricordato. La sceneggiatura aiutava molto e tutto diventa semplice e appagante”.
“Il tenente Tognasso – dice Alessio Vassallo – è un’interpretazione difficile. Torna dalla guerra mutilato e ritrovare i luoghi della guerra gli permette di elaborare il lutto, è qualcosa che può anche riportarci al periodo post-pandemico. La mia famiglia è legata alla divisa, all’esercito. Nella pandemia ci ha permesso spesso di vaccinarci. L’esercito ci ha spesso protetti”.