di Renato Franco | Corriere della Sera | 22 giugno 2017
A settembre su Rai1 «Nel nome del popolo italiano», che rievoca le storie dei «caduti in servizio»: Vittorio Occorsio, Piersanti Mattarella, Marco Biagi e Natale De Grazia
“Immersi nelle angosce del terrorismo internazionale, rischiamo di nascondere sotto il tappeto del rimosso i problemi di casa nostra. Come se l’eversione (rossa e nera)e (soprattutto) la mafia nelle sue ramificazioni nazionali non ci riguardassero più. A riaccendere il lume della memoria a settembre (4, 5, 6 e 7, in seconda serata su Rai1) arriva Nel nome del popolo italiano, una serie di 4 docu-film che raccontano storie di ieri che sono un messaggio anche per l’oggi: il giudice Vittorio Occorsio, ucciso nel 1976; il presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella, ammazzato nel 1980; il professor Marco Biagi, freddato nel 2002; il capitano di fregata Natale De Grazia avvelenato nel 1995.
«Abbiamo cercato quattro personaggi diversi tra loro — spiega Gloria Giorgianni che produce la serie con la sua Anele e con Rai Cinema e Rai Com —, ognuno rappresenta anche un tema attuale: Occorsio quello della giustizia, Mattarella quello della lotta alla mafia, Biagi quello del lavoro e De Grazia quello dell’ambiente. La cornice è quella della questione meridionale, che è centrale per raccontare il Paese nella sua interezza. Spesso una visione “nordista” si dimentica di riflettere sul Sud. Coltivare la memoria poi non è solo un discorso conservativo, ma serve anche per proiettarsi verso il futuro».
Quattro uomini di Stato, quattro racconti di vita e sacrificio per la difesa della democrazia e della legalità. In ciascun docu-film, costruito anche con interviste ai testimoni diretti delle storie, un attore si immerge alla scoperta di un eroe nazionale e della sua vicenda: sono loro i narratori, la cerniera tra la storia che rievocano e il pubblico che ascolta, il punto di vista delle nuove generazioni, che hanno sentito soltanto gli echi di quelle storie, ma vogliono capire i meccanismi umani, sociali e politici che le hanno generate. Gianmarco Tognazzi è il narratore per Occorsio, Dario Aita per Mattarella, Massimo Poggio per Biagi, Lorenzo Richelmy per Natale De Grazia.
La vicenda di De Grazia è tra le più inquietanti e oscure. Mentre collaborava con un pool investigativo della Procura su un traffico di rifiuti tossici — 185 navi dei veleni che furono inabissate con il carico dei loro barili radioattivi — morì improvvisamente dopo aver mangiato in un autogrill. Stava andando al tribunale di La Spezia per svelare il resoconto delle sue indagini ed era con due collaboratori, due carabinieri — mangiarono tutti le stesse cose, unica eccezione una fetta di torta, quella letale. «La cosa che mi ha colpito di più — racconta Richelmy, che per fiction è stato Marco Polo — è il velo nero che ha nascosto la sua morte. Lo Stato per anni non ha riconosciuto che fosse un uomo caduto in servizio. C’erano solo sospetti, l’autopsia disse che aveva un cuore debole e la sua fu una morte naturale». Ci sono voluti ben 18 anni perché De Grazia fosse ufficialmente riconosciuto come «vittima del dovere». «Con lui è morta anche l’indagine che stava portando avanti, un’indagine gigantesca, si parla dello smaltimento illegale di scorie radioattive che arrivavano da tutto il mondo, dalla Corea all’America». La riflessione conclusiva è amara: «Ho visto che la mia generazione non ha coscienza del pericolo delle mafie e non ha voglia di lottare, come se fosse una battaglia che apparteneva ai nostri genitori, ma non appartiene più a noi».