L’attrice racconta a Vogue il biopic sulla grande ballerina, al cinema l’8, 9, 10 novembre e poi in tv in prima serata su Rai1 il 5 dicembre
di Valentina Bonelli
vogue.it – 5 dicembre 2021
«La forza, nelle sfide artistiche dell’étoile e nelle scelte di vita della donna: questo mi chiese di mettere in luce nella mia interpretazione» rivela Alessandra Mastronardi ricordando l’incontro con Carla Fracci durante le riprese di Carla, il biopic sulla vita della grande ballerina, nelle sale cinematografiche l’8, 9, 10 novembre e poi in TV in prima serata su Rai1 il 5 dicembre. «L’immagine di lei che tutti hanno è quella della danzatrice angelicata, vestita di bianco, sorriso delicato e occhi profondi: ma cosa c’era dietro? In pochi lo sanno, noi con il nostro film abbiamo voluto mostrarlo».
L’attrice, che rivela di amare i biopic perché permettono di far conoscere alle nuove generazioni personalità misconosciute e di aver trovato in Carla Fracci uno dei pochi ruoli femminili interessanti offerti dal nostro cinema, confessa di aver accolto la proposta del regista Emanuele Imbucci elettrizzata ma anche spaventata. «Non avevo mai visto Carla Fracci danzare dal vivo, l’avevo solo conosciuta nelle interviste e nei programmi TV, ma per la preparazione sono stata fortunata: la Rai possiede un archivio immenso su di lei. Mi ha colpito in particolare una sua intervista, in cui a 23 anni, alla domanda su cosa fosse per lei la danza, rispondeva: “Sacrificio, amore e fatica”. Ecco, quelle parole sono state un faro per la mia interpretazione. Tutto quello che ho fatto è stato per lei».
Complessa, non nasconde l’attrice, anche la preparazione fisica, per lei che non ha mai studiato danza, abituata invece, da bambina, al diverso atletismo della ginnastica artistica: «È stato difficile anche indossare le scarpette! Per fortuna ho avuto un coach che mi ha seguita continuamente, insegnandomi a camminare come una ballerina e ricordandomi sempre di stare diritta! A casa non avevo la sbarra nel periodo del lockdown e ho dovuto utilizzare un’asse da stiro; tornati in sala ho seguito gli insegnamenti e mi sono impegnata molto nell’apprendere le coreografie. Ma per fortuna ho avuto una meravigliosa controfigura, Susanna Salvi, con la quale vivevo praticamente in simbiosi. Ci tenevamo per mano, emozionatissime e un po’ spaventate, quando sul set, alla Scala, è arrivata la Signora Fracci per seguire le riprese. Ma tutti nella troupe erano toccati da quell’apparizione: il silenzio irreale si tagliava col coltello. Poi lei seppe sciogliere la tensione e a un tratto, ricordo, si appoggiò persino a un carrello dei macchinisti per accennare qualche esercizio alla sbarra».
Impegnata a restituire la verità del personaggio in un film che si è avvalso della consulenza della stessa Carla Fracci, del marito Beppe Menegatti e della collaboratrice di una vita Luisa Graziadei, Alessandra Mastronardi non ha voluto però cercare una mimesi ossessiva con la ballerina. «Ho potuto contare su una certa somiglianza fisica con Carla Fracci nei tratti del volto. Abbiamo solo scelto di riprodurre un suo segno distintivo, ovvero l’attaccatura dei capelli a cuore, che mi è stata ricostruita, ma senza accentuarla troppo. Ma non ho voluto cercare di assomigliarle in modo maniacale: l’impostazione è la sua, ma ad un certo punto ho seguito l’istinto». A restituire l’immagine della ballerina ha contribuito il suo guardaroba, che il film segue nella sua evoluzione, dagli anni Sessanta in cui per le occasioni mondane era la couturier Biki a vestirla, alla libertà con citazioni hippie dei Sessanta, fino alla svolta del suo stile unico, inconfondibile: il total look bianco. «La Signora Fracci aveva un vero e proprio archivio Laura Biagiotti» racconta l’attrice «e la griffe ci ha dato grande libertà nell’usare i capi originali. Così io ho potuto indossare i suoi abiti (i doppi ovviamente), disegnati proprio per lei. E poi quanto mi sono divertita, nelle scene delle prove, a sovrapporre body, scialli, scaldamuscoli, proprio come usano le ballerine!».
Interessante per gli appassionati è conoscere anche il dietro le quinte di un film di balletto, che ovviamente necessita di controfigure, ovvero di autentici ballerini. Senza sminuirne l’apporto con il termine “controfigura”, le riprese hanno contato su Susanna Salvi, fresca di nomina ad étoile del Teatro dell’Opera di Roma, che ci ha svelato alcuni trucchi delle riprese. «La cinepresa riusciva a scambiare il corpo di Alessandra Mastronardi con il mio, iniziava a filmare il suo busto e le sue braccia e si spostava poi sulle mie gambe e sui miei piedi. Oppure mi riprendeva da lontano, di schiena perché non si vedesse il mio volto. Un lavoro molto complesso, diversissimo da quello cui sono abituata, ma molto interessante per me che amo sperimentare. Certo ero molto emozionata: immaginate la responsabilità di essere i piedi di Carla Fracci!». Dietro le quinte ha lavorato alle coreografie Paul Chalmer, segnalato dalla stessa Fracci dati i loro tanti anni di collaborazione, dal quale è uscito il nome di Susanna Salvi, approvato dall’étoile ovviamente.
«Per me è stato come chiudere un cerchio artistico: avevo frequentato la Scuola di ballo dell’Opera di Roma quando la Signora Fracci era alla direzione del Teatro e l’ho avuta come direttrice nei miei primi tre anni in corpo di ballo. Poi non ci eravamo più incontrate, fino a che ci siamo ritrovate per il film. Mi ha dato molti consigli, dal vivo nelle giornate in cui venne sul set alla Scala o telefonandomi dopo aver visto alcune riprese, soprattutto sullo stile, che per lei era fondamentale. Era fissata, ma aveva ragione perché il suo stile era unico! Mi ha “curato” le braccia, i piedi, fin nei minimi particolari, la posizione di un dito per esempio, perché sui dettagli si fermava la telecamera. E sì, era molto severa! Io ero tornata come una bambina nelle mani dell’insegnante e come Alessandra ero emozionatissima quando la Signora Fracci è apparsa sul set! Quel giorno era molto felice, ci ha raccontato tante cose e ha seguito me e Alessandra nei camerini per aggiustarci l’acconciatura e il trucco».
Nel film si vedono scene tratte dai balletti Le Spectre de la rose di Mikhail Fokin, Lo Schiaccianoci nella versione di Rudolf Nureyev e La Strada di Mario Pistoni, che Susanna Salvi danza con altri ballerini professionisti: l’attore e ballerino Gabriele Rossi nel ruolo di Mario Pistoni, e Giacomo Castellana, anch’egli nel Corpo di ballo dell’Opera di Roma, controfigura dell’attore Léo Dussollier che interpreta Rudolf Nureyev.
Se il film Carla è “liberamente ispirato” al libro Passo dopo passo scritto dalla stessa Fracci (a cura di Enrico Rotelli, Mondadori, 2013, nel 2020 uscito in paperback), è appena stato pubblicato un altro volume che ne perpetua l’eredità: Più luminosa di una stella, Il battello a vapore-Piemme 2021. Scritto da Aurora Marsotto insieme a Carla Fracci, è una sorta di testamento artistico dell’étoile che, come ci ha rivelato l’autrice, quando iniziò a lavorarvi già sapeva di essere malata. Ma era anche molto felice per un desiderio che si realizzava proprio in quel periodo: l’invito alla Scala da parte del direttore del Ballo Manuel Legris per tenere alcune masterclass su Giselle, il “suo” balletto. Un ritorno nel suo amatissimo teatro, cui l’étoile sperava di dar seguito con nuove masterclass per gli scaligeri sugli altri sui balletti d’elezione.
L’ultimo suo sogno non si è purtroppo realizzato, ma per i giovani allievi e per quelle ballerine che aspirano all’aura di étoile, questo libro, pieno di insegnamenti e consigli, è preziosissimo. Oltre che di avvincente lettura, nella cornice di finzione di una ragazzina che studia danza, Giulia, la quale, durante un’estate al mare, ha il coraggio di avvicinare la sua illustre vicina di casa: Carla Fracci in vacanza. Apprezzeranno il libro anche altre generazioni di lettori, desiderosi di conoscere la carriera entusiasmante dell’étoile così come la sua vita coraggiosa di donna. Aurora Marsotto, che da spettatrice bambina già ammirava Carla Fracci danzare alla Scala e che ne ha seguito l’intera carriera come critico di danza, ha avuto la fortuna di esserle molto vicina negli ultimi anni della sua vita e di conoscerne personalità e affetti, gusti e vezzi: dal legame elettivo con il marito, alla sua passione per la guida di auto e moto, fino alla predilezione per le collane e al pollice verde per le orchidee.
Oltre alle fotografie dell’Archivio Scala che la fissano incantevole nei suoi ruoli preferiti con i partner d’elezione, l’apparto iconografico si apre sull’album di famiglia: dall’infanzia contadina pure rievocata nel film, alle vacanze al mare in una sfilata di costumi d’epoca, fino ai momenti privati con il figlio Francesco e i due nipoti, amatissimi. Pomeriggi interi, tra una tazza di tè e un pasticcino, l’autrice ha trascorso lo scorso inverno a casa Menegatti, ascoltando e annotando i racconti appassionati di Carla, il marito Beppe ad assistere e brillantemente puntualizzare. Anche per il lettore sarà come essere con l’étoile, tra i suoi ricordi e le sue fotografie. Carla Fracci non ha fatto in tempo a vedere il libro stampato, che appare oggi come il suo ultimo regalo ai giovani lettori.
Intanto altre iniziative tengono vivo il ricordo di Carla Fracci nella sua città: la targa apposta sulla casa popolare della sua infanzia in via Ugo Tommei 2, il tram della linea 1 che passa davanti alla Scala dipinto di bianco con la scritta “Milano per Carla Fracci”, la tumulazione nel famedio quale unica donna e, il prossimo aprile, un Gala di balletto a lei dedicato al Teatro alla Scala.