di Laura Rio | Il Giornale | 2 settembre 2016
Alice Canzonieri e Giovanni D’Aleo
Ben scritto, ben recitato, ben sceneggiato, ben collocato in palinsesto. Ecco, se per una volta si può applaudire la Rai, è il caso di farlo per la serie Donne, tratta dall’omonima raccolta di racconti di Andrea Camilleri. In onda su Raiuno con un format particolare, dieci puntate di dieci minuti l’una, la serie tratteggia il mondo femminile così come lo vede e lo ha visto nel corso della sua vita lo scrittore famoso per aver creato il Commissario Montalbano. Non ci sono santini femminili, come mai farebbe lo scrittore, ma donne piene di passioni, conflitti interiori, drammi, errori e desideri. Realizzata per Rai Fiction da Anele, con la regia di Emanuele Imbucci, la serie racconta queste donne, immaginate o realmente incontrate da Camilleri, con fantasia, leggerezza e tanta ironia. È questa la chiave vincente: l’ironia, grazie alla quale si può descrivere la vicenda di una ragazza che tradisce il marito partito per la guerra e l’arretratezza culturale della campagna siciliana (come nel primo episodio andato in onda martedì scorso con protagonista Alice Canzonieri) senza farne un dramma strappalacrime. Oppure si può mostrare la storia di una ragazza costretta aprostituirsi perché i fascisti le fanno perdere il lavoro come nella seconda puntata di mercoledì (nel ruolo Nicole Grimaudo) senza cadere (troppo) nella retorica. Lo stratagemma è quello di vedere le donne attraverso gli occhi di un bambino-ragazzo-uomo, che poi è lo stesso Camilleri interpretato da attori diversi. La brevità degli episodi e la loro collocazione subito dopo il Tg1 (per due settimane) sono la ciliegina sulla torta. Peccato che le puntate siano solo dieci.