ilrestodelcarlino.it – 10 Novembre 2021
“La scelta di Maria” ovvero, quando la Rai fa un’operazione intelligente! Film bello, istruttivo, educativo. È il giudizio di tanti spettatori. La pellicola sulla donna, Maria, che ebbe l’onere e l’onore di scegliere il Milite Ignoto da consegnare all’Altare della Patria, tra le undici bare con corpi di irriconoscibili, ha dato un senso all’altrimenti ormai formale quattro novembre classico. Ha raccontato una storia oggi poco o nulla conosciuta. E, oltre questo, ha proposto un’Italia che, per un attimo – purtroppo solo per un attimo – si era ritrovata unita dopo “l’Inutile strage” della Prima guerra mondiale. Maria aveva perso il figlio Antonio, irredentista fuggito dall’esercito austro-ungarico per militare sotto il tricolore. In quelle undici casse, tante quante le battaglie più cruente, erano rappresentati idealmente i figli dell’Italia caduti negli attacchi fuori dalle trincee, congelati nelle nevi, morti tra i topi dei camminamenti, per il tifo e la dissenteria.
Al passaggio del treno con il feretro prescelto, gli italiani scesero per strada, inginocchiandosi e lanciando fiori. Solo minoranze violente: comuniste e fasciste, si scontrarono in diverse piazze favorendo poi l’ascesa di Benito Mussolini. Sulla stampa se n’è parlato troppo poco. Per nulla, credo, nelle scuole. Ho fatto una riprova chiedendo ad un capannello di studenti medi chi fosse il Milite ignoto. Il silenzio imbarazzato ha dato la misura dello sconoscimento. Brutto segnale. “La scelta di Maria” dovrebbe invece circolare negli istituti scolastici, essere proposto nella stessa misura dei corsi sulla legalità. Quelle immagini parlano di sacrificio, di onestà, di famiglie, di lavoro, e dell’inutilità della guerra. Una signora fermana, commentando un mio testo teatrale sul Sacrario di Redipuglia e dopo aver visto il film, ha scritto: “… Ho pianto perché il dolore per la morte di tanti giovani mi emoziona tantissimo. Anche nei ricordi della mia famiglia so che c’è qualche parente su quei gradoni a Redipuglia. Ed ho conosciuto mio nonno Enrico Luciani che a 19 anni è tornato a casa con gli arti inferiori tagliati… Il Piede da Trincea… Fermi nel fango, nell’acqua per ore interminabili senza essere creduti di non aver più sensibilità agli arti inferiori, fino a quando non avveniva l’inesorabile amputazione. 19 anni ed essere un grande invalido di guerra. È morto a 68 anni e io ne avevo 6 di anni e ancora ricordo il suo dolce sorriso e le sue protesi di legno”. Fate vedere ai ragazzi “La scelta di Maria”.