Renato Franco
corriere.it – 22 febbraio 2023
Nel docu-film I cacciatori del cielo l’attore fa rivivere il mito Baracca, eroe della Prima Guerra Mondiale e pioniere del volo.«Fin da piccolo mi piaceva l’idea di salire su un piedistallo e raccontare storie»
«È un film che fa pensare all’oggi, ai giovani che stanno combattendo la guerra in Ucraina, ragazzi che hanno la consapevolezza del loro destino. Che poi in guerra non ci va mai chi la vuole e la scatena, quelli se ne stanno comodamente a casa». Il legame tra passato e presente anche in vicende apparentemente lontane. Giuseppe Fiorello interpreta l’asso dell’aviazione Francesco Baracca nel docu-film I cacciatori del cielo. «Ammetto che conoscevo poco Baracca, il suo nome lo lego soprattutto alle piazze e alle vie che gli sono state intestate -sorride l’attore -. Ho scoperto un personaggio che ha fatto imprese straordinarie, un temerario, un grande pioniere del volo civile e militare. Proprio questo suo aspetto visionario mi ha colpito, il genio e l’ingegno dell’uomo mi hanno sempre affascinato» Volare in fondo è anche sognare. «Il significato del volo è anche metaforico, rimanda alla fantasia. All’epoca poi doveva essere speciale, questi aviatori erano in cielo, completamente scoperti, poco riparati, su aerei che assomigliavano a grandi giocattoli, avevano un contatto fisico con le nuvole, adrenalinico. Diciamolo, erano anche totalmente folli».
Più di 30 vittorie nei combattimenti tra i cieli, Baracca è stato l’esempio di un gruppo di avanguardisti del volo che si distinsero per le loro azioni e il loro coraggio durante la Prima Guerra Mondiale. Ma la sua è anche una storia di amicizia, con Ruggero Piccio (aviatore che poi diventerà il primo capo di Stato maggiore dell’Aeronautica) e con Bartolomeo, il meccanico che si occupava del suo aereo. Il melò è assicurato invece dall’amore per una giovane cantante lirica (spolier, ma tanto lo sappiamo: lui morirà a soli 30 anni in combattimento).
Prodotto da Anele con il Patrocinio di Aeronautica Militare (di cui quest’anno si celebra il centenario), in collaborazione con Rai Documentari, in coproduzione con Luce Cinecittà, il docu-film I cacciatori del cielo andrà in onda mercoledì 29 marzo in prima serata su Rai1. «Sono particolarmente contento che la Rai possa svolgere ancora una volta il suo ruolo di servizio pubblico, raccontando la storia di un’istituzione militare che, da cento anni, garantisce e difende la libertà degli italiani, e restituendo al pubblico, ancora vive e incandescenti, le emozioni e i valori che hanno accompagnato le gesta dei suoi primi eroi, su tutti l’asso dei cieli Francesco Baracca», spiega Fabrizio Zappi, direttore di Rai Documentari. La produttrice (con la sua Anele) Gloria Giorgianni sintetizza così il progetto: «Parliamo di sentimenti umani, di amicizia, di comprensione e sacrificio. C’è la solitudine di un uomo impavido, ma anche il cameratismo di un gruppo di eroi animati da valori importanti. È anche la storia di giovani che avevano una visione – il volo – accompagnata dal desiderio di superare i limiti. E in questo senso passa un messaggio importante: con il coraggio e la determinazione si può arrivare a obbiettivi molto più grandi». Il docu-film mescola la fiction vera e propria con preziosi materiali di repertorio (foto e filmati d’epoca) e l’inserto di animazioni originali che danno al prodotto un impasto di linguaggi diversi.
Baracca si aggiunge alla galleria di personaggi realmente esistiti che Giuseppe Fiorello ha interpretato (tra i tanti, Salvo D’Acquisto, Modugno, il bandito Sante Pollastri): «Sono curioso. Penso che ognuno di noi abbia una storia interessante da raccontare, anche il più insospettabile personaggio di seconda fascia, anche un vicino di casa; è il fascino del mistero delle persone». Un modo anche per imparare: «Ho approfittato del mio lavoro per sapere e capire, per scoprire personaggi e fatti della vita. Esperienze che mi hanno dato tanto».
La vocazione d’attore attiene alle geografie intricate dell’anima. Dal padre ha preso il gusto del narratore: «Io però non avevo dentro l’urgenza dell’attore, però mi piaceva l’idea di salire su un piedistallo e raccontare storie. Mi era chiaro ma sfuggivo da questo pensiero per timidezza». La madre ha lavorato sul pubblico: «Mi ha inculcato il timore del giudizio degli altri». Mica semplice per uno che fa l’attore: «Ho imparato a superarlo, ma per anni sono stato terrorizzato dall’opinione degli altri, ma chi non lo è? Viviamo di giudizio degli altri».