di Ilaria Ravarino
Il Messaggero – 10 ottobre 2021
Prima o poi racconterò anche a storia di mia zia Elvira Sellerio e quella di mia madre malata di SLA. Il 17 mostreremo una docufiction, “Donne di Calabria”, con Margareth Madè, Tea Falco e Rocio Munoz Morales.
Il milite ignoto: un monumento, una statua, una corona di fiori davanti a cui si passa con l’occhio distratto di chi guarda qualcosa senza vederla per davvero. Eppure la vicenda alla base della nascita del cosiddetto “milite ignoto” è una storia commovente ed epica, che arriverà alla Festa del Cinema di Roma – prima del passaggio su Rai 1 il 4 novembre, in occasione del centesimo anniversario dalla tumulazione del Milite Ignoto all’Altare della Patria a Roma – con il docufilm La scelta di Maria, girato da Francesco Miccichè, interpretato da Sonia Bergamasco e prodotto dalla Anele di Gloria Giorgianni.
La storia è quella di una madre, la casalinga friulana Maria Bergamas, incaricata dal governo italiano nel 1921 di scegliere tra 11 ignote salme quella che avrebbe dovuto rappresentare il sacrificio dei caduti in guerra senza identità: ragazzi come il figlio di Maria, disperso appena maggiorenne, arruolato e mai più tornato a casa.
«Con quel gesto, al termine di una guerra di maschi, si diede al dolore delle donne un ruolo centrale – racconta Giorgianni, palermitana, classe 1975, nipote di quell’Elvira Sellerio che con Leonardo Sciascia fondò l’omonima casa editrice- In quel momento il paese si fermò per unirsi intorno a un dolore, ritrovando la propria identità ferita: un tema decisamente contemporaneo».
Pensa all’Italia in pandemia?
«Sì. Ho pensato a Bergamo, alla sfilata delle bare, a quel momento in cui nel dolore abbiamo recuperato compattezza. Un passaggio storico terribile, che abbiamo affrontato stando tutti dalla stessa parte. Credo che la buona tv debba fare questo: aiutarci a ripartire dai valori più importanti».
Per esempio?
«Penso che siamo meglio di come ci percepiamo. Ci dimentichiamo troppo spesso dei nostri punti di forza, e certe storie ci aiutano a ricordarcelo».
Produce anche “Arnoldo Mondadori”, di Michele Placido. Quando uscirà?
«La prossima primavera, per Rai 1. Mondadori è nato in una famiglia così povera che la madre gli diceva di cambiarsi le scarpe a casa per non rovinare le suole. È stato un ragazzo che pur partendo senza mezzi si è conquistato tutto da solo. Ha portato per primo il libro in edicola, lo ha tirato fuori dalle librerie distribuendolo in mezzo al popolo, ha fatto leggere i lavoratori cambiando la faccia del paese».
E cosa ci insegna?
«Che la cultura è alla base del rinnovamento. E che è un’industria: le due parole dovrebbero andare insieme. Vorrei che Mondadori fosse il primo di un filone di nostri film sugli editori: Feltrinelli, Einaudi…».
E sua zia?
«È ancora presto. L’Anele segue tre linee direttive: le donne, gli editori e il sud. Elvira li riassume tutti. Prima o poi la racconto».
A dicembre su Rai 1 arriverà “Carla”, con Alessandra Mastronardi. Perché un film su Fracci?
«Perché mi interessano le donne che faticano per arrivare, ma non sono supereroine. Mi fa molta paura la velocità con cui oggi si arriva al successo. Fracci si è conquistata i palchi internazionali e ha fatto un figlio in un momento in cui la gravidanza era un problema per le ballerine. Lei lo ha fatto, e dopo un anno e mezzo ballava con Nureyev. Mi piacciono le donne che hanno una passione e non se ne vergognano».
L’ha incontrata?
«È stata con noi un giorno sul set. Mentre guardava le prove si è avvicinata e mi ha detto: “È la prima volta che salgo sul palco della Scala e non ballo”».
E il sud?
«Abbiamo una docufiction in sei puntate, Donne di Calabria, frutto del sodalizio con Giovanni Minoli (Commissario straordinario della Calabria Film Commission, ndr). Racconteremo, con il format del nostro Illuminate, sei grandi donne del sud incarnate da sei attrici (Rodo Mufioz Morales, Camilla Tagliaferri, Margareth Madè, Tea Falco, Marianna Fontana, ndr) per il nuovo canale in inglese della Rai, che partirà entro la fine deII’anno. Il 17 ottobre alla Festa di Roma saranno presentate le prime immagini. È un format che vorrei allargare ad altre regioni».
L’unico interlocutore di questa tv è Rai?
«È il più importante, e deve rivendicare il suo primato sulle piattaforme. Al momento comunque abbiamo anche una fiction in coproduzione con la Germania, una serie ispirata al reparto TPC, i Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, sulle opere d’arte trafugate. Lavorano sotto copertura per ritrovare i capolavori rubati».
E il cinema?
«Abbiamo prodotto “Sulla giostra” di Giorgia Cecere, con Claudia Gerini, una storia legata al sud è vagamente ispirata alla mia vita. Punto a realizzare un film su Piersanti Mattarella, un uomo che immaginava una Sicilia grande e visionaria. E poi ho un sogno, più personale».
Quale?
«Un film su mia madre, una donna di grande brillantezza che ha fatto il calvario della SLA. Mi piace pensare che la sua storia potrebbe aiutare molte persone nella stessa situazione».