di Paola Medori
iodonna.it – 4 Novembre 2021
Rivive la storia del Milite Ignoto, celebrata attraverso l’identità di un paese e il senso di solidarietà con La scelta di Maria, in prima serata su Rai 1 alle 21.25. Docu – film di Francesco Miccichè con Sonia Bergamasco, Cesare Bocci e Alessio Vassallo.
Una toccante vicenda – poco conosciuta – ripercorsa in occasione dei 100 anni dalla tumulazione della salma del Milite Ignoto da Aquileia alla Capitale.
Non era un Re, né un grande generale. Forse uno studente, un operaio o contadino. Nessuno lo saprà mai. Era un uomo senza nome che nella Grande Guerra ha sacrificato la sua vita per la libertà. Simbolo di tutti i 650mila caduti, giace nell’Altare della patria al Vittoriano di Roma. Onorato notte e giorno. Riuscì, almeno per una volta, ad unire il popolo italiano.
La scelta di Maria, la trama
Una commissione presieduta dal tenete Augusto Tognasso (Alessio Vassallo) ha solo tre settimane per trovare i corpi di 11 soldati sconosciuti, caduti nei campi di battaglia più cruenti della Prima Guerra Mondiale, e scegliere l’ignoto.
Sarà affidato a Maria Bergamas (Sonia Bergamasco) madre di un militare ucciso in combattimento, i cui resti non furono mai recuperati, l’onere e l’onore di identificare tra le salme, deposte ordinatamente nella Basilica di Aquileia, quella del Milite Ignoto. E lo farà, il 28 ottobre del 1921, durante una toccante cerimonia, inginocchiandosi davanti alla decima.
Il viaggio del Milite Ignoto
Il suo feretro venne trasportato su un treno speciale diretto a Roma per una solenne tumulazione. Accolto, in ogni stazione ferroviaria, dal silenzio di una folla commossa.
Rotto solo dalle note della Canzone del Piave. Tutti omaggiarono il suo passaggio, toccando commossi la salma come fosse un loro caro. Pregando e lanciando fiori. Quel potente viaggio divenne la prima cerimonia nazionale dell’Italia unita. Una missione di pace. Esempio di rinascita e di speranza a un paese spezzato.
Un lutto nazionale che viene raccontato dal regista senza retorica, intrecciando fiction, animazione e inediti filmati storici, in bianco e nero: dalle battaglie al fronte all’immagini del soldato trasportato da Apuleia a Roma, fino alla processione lungo via Nazionale, in piazza Venezia.
Sonia Bergamasco, la madre d’Italia
«Dobbiamo dare degna sepoltura al Milite Ignoto nel nobile monumento del Vittoriano e far capire alle nuove generazioni il sacrificio per la libertà di questo paese fatto da tanti ragazzi», ripete Cesare Bocci, nei panni del Ministro della Guerra, Luigi Gasparotto. Interprete ma anche tra gli artefici del docu-film. Sua, infatti, è l’idea.
Quattro anni di guerra, soldati nelle trincee, martellati dai mortai, affamati, mangiati dai topi, in attesa del grido all’attacco che suonava come un grido di morte.
«Il mio Antonio è morto al fronte, come tutti quei poveri figlioli spazzati via dalla guerra. Hanno pagato caro l’amor di patria. Il prezzo per una mamma è stato troppo alto. Giorni di angoscia. Non sanno cosa significa non avere un luogo per piangere», ripete Maria parlando di suo figlio Antonio, volontario irredento triestino, caduto sull’Altipiano di Asiago, e sepolto in una fossa comune.
Sonia Bergamasco:«Sono passata attraverso il sentimento del materno»
Un’intensa Sonia Bergamasco, viso contratto e abiti scuri, mette in scena la sofferenza di tutte le madri d’Italia che non hanno potuto più riabbracciare, ne avere indietro i corpi dei loro figli.
Ritrae con essenzialità l’emozione delle donne, zie, delle mamme coraggiose, e disperate, che sono andate comunque avanti, con forza e dignità. La scelta di Maria è un racconto attuale, che riporta alla mente la tragedia dei morti da Covid 19.
Interprete di una figura femminile che è l’archetipo del dolore. Non era facile da tradurre la follia del mancato lutto che porta avanti. Quando Maria morì, nel 1953, chiese di essere sepolta dietro la cattedrale di Aquileia, a fianco delle altre dieci salme di soldati ignoti che lei non scelse.
«Mi sono accostata a Maria con pudore, non ho mai pensato di immergermi nel suo cuore perché sarebbe stato qualcosa di offensivo. Sono passata attraverso il sentimento del materno. Ho voluto che le mie due figlie adolescenti vedessero il film e sono rimaste dentro la storia, felici di attraversarla per come l’abbiamo raccontata», ha detto Sonia Bergamasco.