di Emilia Costantini
Corriere della Sera – 24 marzo 2018
Chi è
Gloria Giorgianni è nata a Palermo. Ha lavorato per la società di produzione Palomar, iniziando nella redazione di programmi di informazione, poi diventando assistente del produttore Carlo degli Esposti soprattutto per la realizzazione dei principali progetti, tra cui la celebre serie Il Commissario Montalbano. Nel 2012 si dimette dalla Palomar per intraprendere un’attività professionale indipendente, dapprima come producer free-lance, poi fondando nel 2013 la sua casa di produzione: Anele Srl.
Il nome della sua casa di produzione è quello della madre letto al contrario: Anele srl. “Era una donna forte, coraggiosa, creativa. L’ho persa da qualche anno e ho voluto averla vicino nella mia nuova avventura”. Giorgia Giorgianni, nata a Palermo 42 anni fa, è una donna coraggiosa e creativa, una delle poche produttrici. Dopo la dovuta gavetta e il necessario apprendistato, nel 2013 ha fondato la sua Anele srl con cui ha già all’attivo vari progetti realizzati per Rai Cinema, Rai Fiction, Sky Cinema, strutturando la propria linea editoriale su più livelli di offerta, accumunati da un linguaggio contemporaneo e di sperimentazione L’ultimo, attualmente nelle sale, si intitola: Pertini – Il combattente, un documentario sulla vita dell’ex presidente della Repubblica, firmato da Graziano Diana e Giancarlo De Cataldo.
I suoi principali punti di riferimento professionali sono Andrea Camilleri e Carlo Degli Esposti, produttore Palomar del Commissario Montalbano.
«Ho iniziato facendo proprio la segretaria di Carlo, gli portavo il caffè, facevo le fotocopie, ma già da quell’epoca mi diceva: stare vicino a me nel mio ufficio ti farà capire come nasce un progetto, ed era vero. Camilleri, invece, ho imparato ad amarlo nelle sue virgole».
Le virgole?
«Quando gli spedivamo le sceneggiature, per avere la sua approvazione, lui ce le rimandava corrette sin nei minimi particolari. Mi colpiva la sua sapienza nel gestire le parole e, quando mi trovavo tra le mani i copioni corretti, mi emozionava vedere il segno della sua penna che metteva una virgola: quel semplice segno cambiava il senso di una determinata battuta e mi ha fatto ragionare sull’importanza dei dettagli».
Un altro punto di riferimento, Elvira Sellerio, sua zia.
«Sì. Da lei ho assorbito la libertà intellettuale, quella che soprattutto a noi donne può causare sofferenza e solitudine. È stata capace di portare avanti la sua casa editrice, compiendo scelte difficili contro quelli che le dicevano chi te lo fa fare. Pure io mi sono sentita sola nelle mie scelte. Quando i sono dimessa dalla Palomar non ho incontrato la solidarietà che immaginavo e anche a me hanno detto chi te lo fa fare. Elvira mi ha sempre incitato a procedere, a non mollare mai».
C’è una bella parola per definire questa condizione: resilienza.
«È vero: la capacità di trasformare le sconfitte in vittorie. A noi donne viene richiesto un impegno maggiore rispetto agli uomini. Per una donna produttrice, poi, è più complesso riuscire a imporsi e, quando è costretta a prendere certe decisioni drastiche, viene accusata di durezza. È il prezzo che si paga».
Anche sul piano privato?
«Non sono sposata e non ho figli: ho dovuto un po’ sacrificare la mia vita privata per stare concentrata sul lavoro, e poi non voglio costringere un marito o dei figli ai miei ritmi. Uno scotto, anche questo, da pagare».
E alle donne è dedicato il suo prossimo progetto.
«Quattro eccellenze italiane: Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Maria Mandeli cioè Krizia e Palma Bucarelli. Pure loro hanno dovuto rinunciare a una vita privata, il che mi consola».